Avendo una vera e propria passione per il Caravaggio, ieri pomeriggio mi sono fiondata a Villa Mirabello per vedere "Il Sacrifico di Isacco", pur sapendo che si tratta di una copia attribuita di recente al grande pittore (fino a poco tempo fa era ritenuta da tutti di Tommaso Salini, e acquistata come tale da un collezionista privato di Modena), della più famosa opera presente nella Collezione Barbara Piasecka Johnson. Quadro questo in cui ho avuto modo di perdermi per la struggente bellezza e forza, qualche anno fa, in una mostra a Siviglia e che lo metteva a confronto con la pittura spagnola dell'epoca.
Vista così, senza entrare nel merito, la mostra può far pensare ad una svolta storica per la nostra città, molto pigra in fatto di cultura. Ma ad andarci non si può che rimanere delusi.
Già il titolo della mostra mi porta a percepire una fastidiosa forzatura ideologica, visto che lega il Caravaggio alle "Luci di Lombardia" malgrado l'artista se ne fosse andato a soli 17 anni da questa terra per trasferirsi a Venezia e studiare i grandi pittori veneti, stabilendosi poi a Roma e dipingendo sotto l'influsso e nell'inquietudine degli ambienti capitolini dell'epoca. E che l'opera del Caravaggio abbia radicalmente influenzato il corso dell'arte non è fatto solo lombardo ma che ha coinvolto tutta l'Europa.
L'allestimento è poi imbarazzante. Delle due salette di Villa Mirabello una è giustamente impegnata dal solo Sacrificio, l'altra invece ha (se non ricordo male) cinque pannelli, su cui, oltre ad alcune spiegazioni legate all'autenticità dell'opera, vengono mostrate semplici fotografie di tre quadri e due statue dei Sacri Monti di Varallo (in Piemonte) e Varese di artisti minori (tra cui uno Svizzero) a confronto. Confronto peraltro banale, vista l'indiscussa originalità dell'uso della luce e della costruzione scenica nelle opere del Caravaggio come punto di svolta nella storia dell'arte.
Insomma una vera delusione per quei quindici minuti (a dir tanto) di visita, senza nulla togliere alla grandezza di Caravaggio.
Insomma una vera delusione per quei quindici minuti (a dir tanto) di visita, senza nulla togliere alla grandezza di Caravaggio.
E altrettanta delusione si prova nell'uscire a passeggiare nel Parco, passando dai giardini di Villa Mirabello a quelli Estensi.
La mostra che dovrebbe avere, secondo i lanci pubblicitari, valenza storica per la città, non è riuscita a smuovere gli addetti al verde pubblico a curare il taglio e la pulizia dei prati, nè tantomeno gli operai addetti al funzionamento della grande fontana, lasciata silenziosa e priva di acqua, proprio in concomitanza con l'inaugurazione dell'evento.
Peccato. Un vero peccato che Varese, non solo in fatto di cultura, non riesca poroprio a spiccare il volo.
PS: a vedere il programma delle mostre di pittura anche solo a Como, in questo periodo, mette addosso vera invidia.
Nessun commento:
Posta un commento