giovedì 25 giugno 2009

Gossip e diritto ad essere informati

E' successo di nuovo: un'altra persona che vota non certo per Berlusconi mi ha detto "Basta con 'sta storia! I problemi degli italiani sono altri".
Parlavo di libera inforazione, parlavo della pesante censura su puttanopoli, da parte di Minzolini.
Certo, i problemi dell'Italia sono tanti ma è anche certo che uno dei problemi principali è la libertà di stampa e il diritto di noi italiani ad essere informati.
Non informando non si crea l'opinione pubblica, non si insegna alle persone ad avere una coscienza critica, a scegliere sulla base di un'opinione che si forma sui fatti. Perchè se io non so, non potrò giudicare e quindi non potrò scegliere lasciando da parte, come unico strumento in alternativa, il metro della simpatia, riducendo quindi la politica a un reality show o al tifo calcistico.
E così ho pensato che papi è proprio un genio se anche chi dovrebbe essere più attento, cede a questa furba operazione.
Quel "basta gossip" è la prova che Berlusconi è riuscito, anche in questo caso, a far sì che la Presidenza del Consiglio -come istituzione- sia ridotta ad essere identificata con la sua persona, nel suo gioco delle tre carte tra pubblico, privato e istituzione.
Si cerca di nascondere o di spostare il problema in modo da non far giudicare l'etica, l'affidabilità e la coerenza di una figura istituzionale che dovrebbe rappresentarci e agire nel nostro interesse, ma portando gli italiani a giudicare "Berlusconi" nell'eterna lotta tra i pro e i contro, come se potessimo votare tramite sms al Grande Fratello.
E così, ora che il bubbone è scoppiato, lui rispode su "Chi" e non in conferenza stampa in contraddittorio con gli organi di informazione, fa la vittima, lo sprovveduto, denuncia il complotto senza fatti a sostegno ma solo con ipotesi surreali. Riporta il privato, però solo quel privato che a lui fa più comodo, pompato e farcito di immagini, sotto gli occhi di tutti. E attacca chi cerca di informare sul serio o comunque che cerca di informare per appartenenza ad un giornale serio.
Silenzio sul se sia vero o no che a Palazzo Grazioli e Villa Certosa, dimore trasformate in succursali dello Stato sempre per quel gioco delle tre certe tra privato pubblico e istituzione, venti giovani bayadere (forse anche minorenni, forse anche dell'Est) si alternavano sulle sue ginocchia, vestite da Babbo Natale, urlicchiando alla vista di filmini celebrativi del capo, ricevendo in cambio perline, pettinini, specchietti e candidature (che in caso di elezione paghiamo noi). Silenzio sul fatto che con alcune di esse -pagate o no- all'ombra della bandiera italiana, ci passasse la notte, occupandosi magari il giorno dopo del Family Day, di precariato o di pari opportunità.
Puttanopoli non è gossip.
Puttanopoli, non diversamente dal caso Mills per citarne uno, è un fatto che dovrebbe aiutare gli italiani a capire se chi riveste la carica istituzionale è adeguato a rappresentare gli italiani, se è adeguato alla funzione, alle responsabilità e al prestigio di una Presidenza del Consiglio.
Se è adeguato ad affrontare la crisi,le riforme, i temi etici, sociali e culturali coerentemente con quanto ci è stato detto in campagna elettorale.
Se è libero di decidere o se è invece ricattabile.
E l'affanno con cui stanno cerando di silenziare i fatti, di fare leggi mirate, di attaccare piuttosto che spiegare o smentire è indice di paura. Paura di essere sgamati per quello che non sono, paura di perdere il potere.
Gli italiani hanno diritto di sapere, per poter giudicare l'affidabilità e coerenza di chi li govena, di chi dovrebbe occuparsi "dei problemi degli italiani", per poi tradurre il giudizio in voto.
La libertà d'informazione e il nostro diritto ad essere informati sono il presupposto per tutto il resto.
Non possiamo abbassare la guardia su questo.
Sarebbe collaborazionismo.